When the revolution comes by Giovanna Frisoli & Amerigo Sallusti;

When the revolution comes by Giovanna Frisoli & Amerigo Sallusti;

autore:Giovanna Frisoli & Amerigo Sallusti; [Frisoli, Giovanna & Sallusti;, Amerigo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788892770157
editore: edigita
pubblicato: 2020-11-03T23:00:00+00:00


LE TRASFORMAZIONI

Il periodo che va dalla fine degli anni Cinquanta alla prima metà dei Settanta fu, per la musica e per l’arte in genere, particolarmente travagliato, denso e convulso. Il jazz risentì fortemente di questi fermenti, e proprio in quell’epoca emersero musicisti e linguaggi tra i più diversi e articolati.

Inoltre, le problematiche razziali, che fino ad allora avevano contribuito a una relativa separazione tra i jazzisti bianchi e neri, si trasformarono in un elemento di unione e complicità tra musicisti. La musica assunse un fortissimo ruolo nel veicolare la rivendicazione della dignità della popolazione afroamericana. Non era più così tangibile la dicotomia tra i generi, generalmente “lanciati” dai neri e ripresi, spesso in chiave commerciale, dai bianchi ma s’intravide l’inizio di una collaborazione tra i diversi gruppi etnici che divenne, nel tempo, sempre più frequente e comune, tanto da rivelare spesso risultati particolarmente interessanti dal punto di vista della creatività; senza dimenticare, d’altro canto, che la ricerca e il recupero delle origini africane, da parte dei musicisti neri, era comunque un’esigenza molto forte e urgente.

In un batter d’ali gli anni Sessanta catapultarono il jazz dal bebop al free, simile alle roboanti predicazioni-appello di Martin Luther King che, con la sua capacità oratoria, la sua coerenza, l’alta considerazione che anche moltissimi bianchi avevano di lui, ne fecero il principale nemico, di quelle lobbies di potere che non volevano alcun cambiamento reale nella società americana. Per questo venne brutalmente assassinato il 4 aprile del 1968 a Memphis, proprio quando stava coalizzando tutte le organizzazioni, nere e bianche, contrarie alla politica imperiale americana nel mondo.

Poco prima si erano incendiati i quartieri e i ghetti: Watts a Los Angeles e Harlem a New York a cavallo tra il 1965 e il 1967, con decine e decine di morti e in sottofondo Sam Cooke e la sua A Change Is Gonna Come in compagnia di J.B. Lenoir con Vietnam Blues.

Il fuoco alle polveri lo aveva dato James Howard Meredith, l’attivista per i diritti civili che aveva messo a repentaglio la sua vita per essere stato il primo afroamericano a iscriversi in una università del Mississippi nel 1962. Per lui era giunto il momento, dopo la sentenza Brown v. Board of Education, che rendeva finalmente incostituzionale la separazione razziale nelle scuole per la violazione del 14° emendamento, di iscriversi legittimamente, grazie ai suoi ottimi voti, alla Jackson State University, nella cittadina di Oxford, in Mississippi. Quando Meredith fece la prima domanda di ammissione, nel 1961, la popolazione studentesca dell’università era bianca al cento per cento. Deve aver pensato a Rosa Parks, la madre del movimento dei diritti civili che, qualche anno prima in Alabama, si era rifiutata di cedere il posto dell’autobus a un bianco salito qualche fermata dopo di lei, stremata da una faticosa giornata di lavoro, quando la sua ammissione al corso fu bloccata.

Meredith, con l’aiuto del fondo di difesa legale della NAACP, l’associazione nazionale per l’affermazione dei diritti dei neri americani, vinse la vertenza contro la sua esclusione, raggiungendo una vittoria storica per l’integrazione dei neri.



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